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Il lavoro dei bar. E quello di tutti gli altri.

Le aree cittadine ormai sottoposte ai flussi incontrollati della movida sono spesso state narrate dai media come una specie di male necessario. Dobbiamo aiutare i bar e offrire spazi che allevino le normative anti Covid.

Tutto bello, tutto giusto.

Peccato che poi, e forse mai come in questo caso, nessuno si sia mai posto il problema di analizzare gli impatti di questo tipo di interventi.

  1. Tutti i problemi causati dalla movida non nascono con il periodo pandemico. Questi esistevano anche prima e generavano illegalità e degrado in diverse aree della città. Cosa si decide quindi? Visto che c’è un problema, amplifichiamolo per 10!
  2. I bar rappresentano una fetta anche importante dell’economia cittadina, ma anche nelle più ottimistiche stime sono più di dieci volte meno influenti di tutto il resto. Qualche altra attività è stata aiutata? Qualche professionista o partita iva o piccola e media azienda? No, solo i bar.
  3. L’aiuto a questa categoria non è stato poi a costo zero, drenando tutte le risorse in una sola direzione, questi interventi hanno addirittura messo in crisi tutte le altre. Le aziende sane non hanno infatti alcun giovamento né dal degrado, né dalle attività illegali, in realtà possono solo perderci. Gli interventi sui blocchi alla mobilità hanno poi fatto il resto.
  4. L’aiuto ai bar è stato poi concesso senza alcuna regola, se in una singola via hai dieci dehors forse anche a posto così, no? invece no, addirittura negozi che nulla hanno a che fare con la categoria cedono i propri spazi e restringono ulteriormente le carreggiate. Non c’è stata inoltre alcuna minima normativa di proporzione. Se fino a ieri avevi due posti interni che senso ha concedere venti metri di dehors? La verità è che, soprattutto nelle zone di movida i bar non hanno mai guadagnato così tanto. E tutto a scapito di locali che forse un aiuto avrebbero dovuto averlo veramente.
  5. I lavoratori non sono una categoria astratta. Sono io che sto scrivendo o tu che stai leggendo; sono un chirurgo che la mattina deve operare o un’insegnante che cura una classe di bambini; un autista di scuolabus, un operaio, un antennista che deve salire su un tetto… e praticamente ogni altra attività. Cosa si è deciso di fare per aiutarli quindi? Si è deciso di aprire a Milano un grande rave notturno a cielo aperto che tiene svegli i residenti fino alle 4/5 del mattino. Se poi dovessero provare ad addormentarsi, avanti di spettacoli pirotecnici. E via di danni permanenti alla salute, privazione del sonno, aumento di casi di stress, nervosismo e crollo della produttività. Come opererà poi il chirurgo? Quanta pazienza avrà l’insegnante? E l’antennista saprà mantenere l’equilibrio?
  6. Per far poi posto ai dehors, alle bici e ai monopattini, si è deciso di cominciare una guerra miope e senza quartiere alle auto. Ricordiamo, solo in termini economici, che il mondo dell’auto e il suo indotto rappresenta una percentuale di pil maggiore rispetto a quella dei bar e, anche loro, coinvolgono lavoratori in carne e ossa: gommisti, elettrauto, concessionari, autofficine… per non parlare dei mancati introiti statali e comunali che provocherebbe un tracollo dell’automotive in città. Via tasse, bolli, assicurazioni, accise… Il fallimento della città.
  7. Infine c’è un problema di senso civico ed evoluzione dei modelli cittadini. La movida è cavalcata principalmente dalle aree più giovani della popolazione. E come si stanno formando? È una specie di corso accelerato di anarchia, infrazione delle leggi, mancanza di rispetto per il prossimo, impunità, sopraffazione… Beh, complimenti.

Ce l’abbiamo con i bar quindi? Certo che no, anzi. Solidarizziamo con chi ha sofferto la crisi così come con moltissime altre attività. Non solo, ci piace una città che abbia un’offerta sana di locali – tutti amiamo uscire e divertici con gli amici. Basare l’economia solo su quello però e, nel farlo, sacrificare legalità, senso civico e tutto il resto della città, ci sembra semplicemente folle.

Alla fine, spostare tutta la bilancia sul divertimento notturno sfrenato non è solo miope e degradante, ma porterà ad un crollo economico, produttivo e sociale di quella che un tempo era la locomotiva del Paese.

 

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